Habitat originale di questa pianta è rappresentato dalle montagne del Tibet oltre i 2000 metri d’altezza.
L’impiego medicinale del Rabarbaro riguarda principalmente il Rheum palmatum, noto anche come Rabarbaro cinese.
La parte d’interesse farmaceutico è rappresentata dal rizoma, che viene raccolto da piante di oltre 1 anno d’età, decorticato, tagliato in frammenti e messo ad essiccare.
I principi attivi del Rabarbaro sono i derivati idrossiantracenici, di cui la maggior parte è rappresentata dai glicosidi della Reina. Il Rabarbaro contiene anche tannini.
A bassi dosaggi il Rabarbaro favorisce la secrezione gastrica e quella biliare, dimostrando proprietà digestive e depurative del fegato, con una blanda azione lassativa.
A dosaggi più alti, il Rabarbaro ha un’azione lassativa più marcata.
Per il suo contenuto in tannini, si ritiene svolga un’azione decongestionante nelle irritazioni della mucosa intestinale.
Il Rabarbaro non deve essere assunto ad alti dosaggi per periodi troppo prolungati; è controindicato nei soggetti con emorroidi, e nelle affezioni gastrointestinali ( ulcere, colite ulcerosa ).
Per il suo contenuto in Acido Ossalico, il Rabarbaro è controindicato nelle persone che soffrono di renella ossalica.
Inoltre, il Rabarbaro non deve essere assunto durante la gravidanza e l’allattamento.
Applicazioni erboristiche
Il Rabarbaro è uno dei componenti del Vino della Salute. Ottanta grammi di Rabarbaro cinese vengono fatti macerare assieme a 30 g di corteccia d’Arancio, e 3-4 semi di Cardamono in un litro di Marsala. Dopo infusione per 10 giorni, si filtra. ( Xagena2009 )
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